La strage alla stazione di Bologna
Il 2 agosto 1980 un triste avvenimento colmò la città di dolore. L'attentato alla stazione di Bologna, per mano di esponenti dell’estrema desta, causò la morte di ottantacinque persone e il ferimento di altre 200. L'attentato s’inseriva perfettamente in quella logica perversa della strategia della tensione.
La strage
Alle 10.25 del 2 agosto 1980, l'esplosione di un ordigno a tempo di 23 kg, posto all'interno della stazione, causò la morte di ottantacinque persone e il ferimento di altre 200. Molti cittadini prestarono i primi soccorsi, le ambulanze furono pronte per trasportare i feriti all'ospedale, ma a causa delle molte persone bisognose di aiuto si utilizzarono addirittura degli autobus per il trasporto dei feriti, in particolare quello della linea trentasette, che rimane uno dei simboli della strage. Molti medici tornarono dalle ferie estive per prestare soccorso e furono riaperti molti reparti dell'ospedale per tale scopo. I bolognesi regirono con orgoglio, nei giorni successivi vi furono delle manifestazioni di protesta in tutta la città, accompagnate da accese critiche nei confronti del governo allora in carica.
I colpevoli
Dopo lunghi anni e processi, depistaggi e disinformazion, furono condannati, quali esecutori dell’attentato, i neofascisti Giuseppe Fioravanti e Francesca Mambro. Questa strage si aggiunge alle altre, contribuendo a creare quel disegno politico che prende il nome di “strategia della tensione” volto a destabilizzare la democrazia italiana. Di quella strage, oltre al ricordo e al dolore, rimane solo l’orologio fermo alle 10.25.